PRELIEVI
(mostra collettiva)
Bice Garzoni - Diana G. Pasquini - Alfonso Marino

Una cosa che fa pensare, visitando questa mostra, è l'aspetto che possono assumere nel nostro immaginario particolari che ci provengono dall'universo mediatico. Viviamo una realtà virtuale, perché delegata ai media che la selezionano per noi, dal momento che sono essi a possedere gli eventi (a essere gli eventi) che poi filtrano direttamente nella nostra immaginazione, e la propongono parcellizzata alla nostra sensibilità. E sensibilità e immaginazione lavorano sui particolari che le hanno impressionate. I media ci trasmettono la vita del mondo e ce la presentano sotto la patina dei teleschermi e dei rotocalchi, dove tutto ciò che ci piace o che non ci piace che avvenga assume valore di realtà, di cui finiamo col credere di poter disporre, ma è l'immaginazione che prende le parvenze del nostro controllo personale sulla realtà perché si tratta solo, di fatto, della nostra personale elaborazione dei dettagli. I significati, se ci sono, chissà quali e dove sono , mentre finisce col presentarsi come prioritaria la nostra esigenza di senso, di dare senso al mondo in cui viviamo. Questa è nostra operazione, esclusiva e individuale, di condannati a essere solo (tele) spettatori, come se di fatto mancassimo di una nostra vita individuale. Il che non si può escludere. Però è anche possibile, nel nostro tentativo di dare senso al mondo, giungere a scoprire e usare in proprio, artigianalmente, mezzi di elaborazione dei dettagli che ci impressionano al fine di respingerli, elaborati al mittente. Potrebbe essere l'ultima risorsa di cui i condannati dispongono. L'ultima ed anche l'unica, perché emanazione diretta di una persistente vita nostra non delegata ad alcuno, mezzo o persona che sia, e questa vita trova così il modo di levare una propria voce, vivente e non virtuale. Diciamo dunque che l'individuo talvolta riesce a trattenere i frammenti di virtualità che l'hanno raggiunto o colpito, per qualsiasi ragione, per restituirli secondo una propria personale elaborazione (attitudine percettiva) dei modi e dei mezzi di cui è capace e sa disporre. E grazie a ciò restano esaltate individuali possibilità di controllo di prodotti già pretesi definitivi e confezionati, rispetto ai quali la liberazione di nuovi sensi pone una distanza opportuna. La sfida è immane, come si comprende facilmente, ma solo così si può levare un grido di risposta. Sulla scorta di tali considerazioni, dunque, leggeremo i teneri lavori di Diana Pasquini che, dopo aver ripreso fotograficamente persone e istanti della propria vita, cioè dopo aver posto a distanza mediale gli oggetti delle sue foto, li elabora secondo il suo sentimento e li rende oggetto di desiderio. Oppure, servendosi di prelievi d' immagini mediali, li trasforma in pure emozioni attraverso suggestioni pittoriche. Anche Bice Garzoni ricorre a prelievi, ma ella li ricerca e li tratta con lucidità, li seziona allo scopo di renderli praticabili rispetto alla patina inerte della loro provenienza, e li usa quali fantastici supporti delle rotte frasi poetiche che ora essi suggeriscono , quasi traduzioni in linguaggio verbale. Alfonso Marino invece, attraverso le sue contaminazioni di parole e immagini (talvolta oggetti), mostra una diversa raffinatezza di trattamento: in essa il gioco linguistico ha il sopravvento. Gioco tra linguaggi di diversa natura, di cui egli sa recuperare le valenze diverse secondo possibilità di azione reciproca tra parole e figure. Qui abbiamo voluto solo accennare ai più vistosi motivi di differenza nel lavoro dei tre artisti, ben lontani come siamo dal poter esaurire il discorso intorno alle singole individualità che i lavori rivelano. Tutti e tre questi artisti giocano sui prelievi, tutti e tre fondano sulla suggestione visiva , tutti e tre si mostrano sensibili all'elemento verbale. E mentre le tentazioni pittoriche di Diana la costringono a tentativi (illeggibili) di scrittura, quest'ultima in Bice si rivela particolarmente intensa perché intenso è anche l'uso delle figure, elementi di volta in volta mostrati come parti di un unico progetto poetico; e infine Alfonso , che appare dedito a porre in luce l'occulta parentela di parole e figure. Ma tutti e tre gli artisti sia per ciò che ne accomuna i lavori , sia per ciò che li distingue nettamente uno dall'altro, mostrano ciascuno la singolarità della propria cifra personale.

Stelio Maria Martini

Prelievi dalla realtà, dalle immagini, ma anche dalle parole che, attraverso le pagine dei giornali e dai teleschermi invadono quotidianamente la nostra vita. Così Bice Garzoni, Diana Pasquini e Alfonso Marini hanno costruito il loro particolare percorso di ricerca nell'arte. E' il risultato di questo studio rappresenta il nucleo della rassegna collettiva Prelievi, appunto, che verrà inaugurata domani alle ore 11 al Centro culturale Il Pilastro di S. Maria Capua Vetere. I lavori presentati sono opere di poesia visiva, dove la parola supera la sua funzione tradizionale per diventare segno grafico, significante che interpreta e propone, con nuovi dettagli e provocatorie percezioni, la realtà.
Così Diana Pasquini. dopo aver ripreso fotograficamente perone e istanti della sua vita, li rielabora, intervenendo su di essi con segni grafici o pittorici per riproporli attraverso una inedita e personale chiave di lettura. Bice Garzoni prende spunto dalle immagini del quotidiano, soprattutto da quelle della pubblicità e le adopera come supporto per i suoi versi che danno a quelle figure, ormai trasformate e trasfigurate, una nuova e ben diversa valenza culturale. Alfonso Marino, invece, attraverso le sue contaminazioni di parole e immagini, talvolta oggetti, mostra un trattamento in cui il gioco linguistico ha il sopravvento. Gioco tra linguaggi di diversa natura, che pone in luce l'occulta parentela di parole e figure. «Una cosa che fa pensare, visitando la mostra - scrive Stelio Maria Martini - è l'aspetto che possono assumere nel nostro immaginario particolari che ci provengono dall'universo mediatico e la nostra condizione di condannati ad essere solo (tele) spettatori. Così, nel tentativo di dare un senso al mondo. si può anche arrivare, come fanno gli artisti di Prelievi, a scoprire ed usare in proprio artigianalmente, mezzi di elaborazione dei dettagli che ci impressionano al fine di respingerli, elaborati al mittente».

LIDIA LUBERTO
Il Mattino 08/05/2004

Comune di Sabaudia
Assessorato alla Cultura
Sabaudia - Museo Emilio Greco
19/26 giugno 2004